Mai per caso
In apparenza una storia come tante: un giovane avvocato romano cerca una casa nelle campagne di Montepulciano per la sua famiglia, una moglie e tre bambine da allontanare nei fine settimana dall’aria inquinata della grande città. Poi il vigneto, una passione che prende il sopravvento. Il trasferimento definitivo nella tenuta e una nuova sfida per produrre il vino dei ricordi.
In realtà era un percorso che sembrava tracciato da tempo: una famiglia che si doveva riappropriare delle sue radici, una strada nuova per tornare su quella tracciata e poi in parte interrotta, in un tempo lontano. Il bisogno di ritrovare i profumi antichi e imbrigliarli per poterli restituire, in un vino, negli anni a venire.
“Mia madre apparteneva all’antica famiglia dei banchieri fiorentini dei Baccelli. Una parte della famiglia si trasferì a Roma intorno alla metà del ‘700 per aprire una filiale della Banca, restando fortemente legata alle sue origini, con quel palazzo Baccelli che si trovava a Torre Argentina, poi sacrificato per riportare alla luce la zona archeologica di Largo Argentina” racconta Saverio Roberti titolare insieme alla figlia Olimpia dell’Azienda Le Bertille. “Tutta la mia vita, quella di mia madre, è sempre stata legata a qualunque cosa avesse a che fare con Firenze. La nostra chiesa era a Via Giulia, quella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini nella quale si raccoglieva la comunità toscana di Roma. La nostra Banca, quella dei Baccelli, era in via dei Banchi Vecchi. E mia madre, quando si trattò di prendere una governante per noi figli, la cercò fiorentina, in modo che potesse aiutarla a mantenerci in contatto con i suoni del dialetto toscano”. Un atteggiamento che racconta il grande amore e il legame indissolubile con la terra d’origine, sentita molto più lontana allora di quanto non lo sia oggi. Un’intima nostalgia che porta il giovane Saverio a scegliere, fra i tanti possibili, quello di Firenze come distaccamento per il periodo da ufficiale di leva. E che lo porta a scegliere, per la ricerca di una casa di campagna, la prima cittadina toscana più vicina a Roma, Montepulciano.
Appena acquisita la tenuta, la famiglia Roberti ne approfitta per trascorrere quanto più tempo possibile a Montepulciano, arrivando a decidere d’ufficio che il sabato le bambine non andassero a scuola, convinti che il contatto con la natura e tutte le esperienze che ne derivavano potesse abbondantemente supplire alla perdita della mattinata scolastica.
Parte integrante della Tenuta in campagna erano anche un ettaro di vigna e il vecchio contadino, “il Beppe” il grande maestro della campagna, abilissimo negli innesti, il decano degli altri coltivatori della zona, l’uomo che ha saputo insegnare alle figlie di Saverio Roberti la conoscenza e il rispetto per le regole della natura. Tra le figlie, la primogenita, Olimpia, è stata quella che più si è nutrita di queste conoscenze e di quest’amore, quella che una volta finiti gli studi e diventata avvocato ha deciso di andare a vivere in quel luogo che ormai considerava suo e che ha trasformato in impresa vitivinicola dove poter finalmente fare il suo vino, così come il Beppe le aveva insegnato a sognare.